La misteriosa scomparsa di un'archeologa rappresenta il motore del racconto, in un viaggio che spinge il deuteragonista a cercarne le tracce in luoghi fisici, come città e paesi differenti, ma anche in quelli più reconditi e segreti della mente. Sullo sfondo di queste ricerche, nelle maglie dove spazio e tempo si annodano, rimangono impigliati eventi storici e fatti personali che si sovrappongono e si intrecciano violando, apparentemente, le leggi della fisica.

Altri autori hanno ambientato la loro indagine in quel dentro di sé in cui unicamente cercare le radici della colpa e i semi del perdono. Con un'Affollata Solitudine questa prospettiva cambia radicalmente.

Nel romanzo la colpa non è più vista in assoluto come tale ma quasi fosse un ricordo: da riconoscere, accogliere e al quale, infine, permettere di andare. Dove, però? Perché l'unico paesaggio con cui si può interagire è a sua volta ambivalente: quello incontaminato della nostalgia o l'altro, violato e deturpato dal progresso.

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La strada c'è e il romanzo la propone. Dopo essere servito ai protagonisti per sopravvivere alle loro disavventure, potrebbe soccorrere anche altri, come una specie di attrezzo multiuso.

Essere un utensile, anche se molto particolare, capace di offrire, prima o poi, un aiuto. .