La mia infanzia è un mosaico di ricordi, una collezione di emozioni intrecciate tra loro in un affascinante labirinto di esperienze. Ma c'era un filo sottile che collegava ogni singolo frammento di quel periodo della mia vita: la paura.
Una paura così tangibile, così reale, che sembrava infiltrarsi in ogni angolo della mia esistenza, trasformando le giornate in un susseguirsi di sfide da affrontare. Il bagno, luogo di tranquillità e pulizia per la maggior parte delle persone, per me rappresentava un incubo ricorrente.
Ogni volta che mi avvicinavo a quel piccolo angolo della casa, sentivo il cuore battere sempre più forte nel petto, mentre la mente si riempiva di immagini spaventose e paure irrazionali. Era come se quel luogo celasse in sé un'oscurità insondabile, pronta a inghiottirmi a ogni passo.
Poi c'era quel giorno a scuola, un episodio che è rimasto impresso nella mia memoria come un marchio indelebile. Il maestro, con la sua voce severa e implacabile, ci minacciò di lasciarci in classe se non fossimo stati pronti per l'ora successiva.
Fu un momento di panico totale, un'onda di terrore si diffuse tra i banchi, mentre io cercavo disperatamente una via di fuga dalla situazione. E così, senza pensarci due volte, fuggì via, inventando una scusa assurda, ma sufficientemente plausibile per giustificare la mia fuga improvvisa.
Non tutto era buio e paura nella mia infanzia. C'erano anche momenti di pura gioia e spensieratezza, come i giochi sulla neve che riempivano le fredde giornate invernali, o i ghiaccioli che pendevano dalle grondaie come dolci promesse di un raggio di sole in arrivo.
E poi c'erano mio padre e mia madre, due figure incrollabili nel loro amore e nella loro dedizione verso di noi. Mentre mio padre ci raccontava storie avvincenti, mescolando abilmente realtà e fantasia, con la sua voce profonda e rassicurante ci trasportava in mondi lontani e fantastici, popolati da eroi coraggiosi e creature magiche.
Seduti attorno al focolare che crepitava, rapiti dalle sue parole avvolgenti, ci sentivamo parte di un universo incantato dove ogni sogno poteva prendere forma e diventare realtà. Mia madre si prendeva cura di noi con una dolcezza e una pazienza infinite.
Ricordo ancora il suono del suo lavoro notturno, mentre lavava i nostri abiti e li asciugava con il braciere, donandoci un senso di calore e protezione anche nei momenti più bui. Ogni dettaglio, ogni sfumatura di colore di quegli anni meravigliosi torna nitidamente alla mia mente, come se fosse accaduto ieri.
E ora, attraverso le pagine di questo libro, desidero condividere con voi lettori il calore e la magia di quei momenti, trasmettendo un briciolo di quella gioia che ha plasmato la mia anima e nutrito il mio spirito di bambino sognatore. Sì, eravamo sette fratelli e due sorelle, cresciuti in una famiglia modesta, con poche risorse materiali ma ricchi di amore e solidarietà.
E anche se la paura ha segnato i miei primi passi nel mondo, è stata proprio quella paura a insegnarmi il vero significato del coraggio e della resilienza. Nonostante la povertà che ci circondava, eravamo ricchi di gioia e di esperienze autentiche, come osservare i mestieri del paese o gli animali nelle stalle.
Il latte venduto dai pastori per le strade, i mestieri antichi che lavoravano il legno, il ferro, i vimini, gli asini e i muli che popolavano le stalle, tutto faceva parte di un mondo magico che si svelava ai miei occhi curiosi di bambino. Questi ricordi, come fili intrecciati di un arazzo antico, sono la trama su cui ho tessuto la mia identità, le mie radici, la mia essenza.
In questo libro della mia infanzia, desidero condividere con voi lettori i tesori nascosti di quegli anni indimenticabili, raccontando le storie che hanno plasmato il mio spirito e nutrito la mia anima. .