L’ineluttabile provvisorietà della vita, la sua inevitabile finitezza, il senso di impotenza quasi rassegnata che sconfina spesso nel fatalismo di fronte alla precarietà dell’esistenza umana, costituiscono i temi dominanti di questa silloge poetica, la cui prima poesia, “Quando passano gli anni”, dà il titolo all’intera raccolta e ne racchiude il senso più vero. E’ su questo sfondo che l’Autore dipana le proprie sensazioni, le proprie emozioni, i propri sentimenti ed anche il proprio smarrimento di fronte ai concetti, tra loro legati, di provvisorietà e di tempo.

Perché se è vero che tutto finisce, che tutto è segnato dalla provvisorietà scandita dall’incedere del tempo, allora diventa essenziale vivere ed essere dentro a tutto ciò che accade e che ci accade. E proprio perché il tempo si vive e non si possiede, va sempre dato il massimo risalto a ciò che più di tutto ci tiene vivi, il sentimento, l’emozione, il rapporto con gli altri e soprattutto con le persone a noi più care, quelle che abbiamo scelto per rendere la nostra vita meritevole di essere vissuta fino, appunto, all’ultimo commiato.

Ed è per questo che il nostro oggi diventa il punto centrale del nostro vivere, ad evitare di trovarci infine ad “inseguire quei lampi di luce sfocata come l’ultima fiamma che danza sulla brace ormai fredda e stremata”, come ci ricorda – quasi come un ammonimento - l’ultimo verso dell’intera raccolta. .