Un libro nato quasi “per gioco”. Eravamo in Piazza Fusina, a Milano, con gli amici della, Compagnia teatrale di cui faccio parte, la “Compagnia dell’Anello”, dopo una cena insieme, che aveva seguito le Prove per uno spettacolo, che avevamo portato in scena il 22 dicembre 2022 a Milano.

E che, al momento in cui sto scrivendo, riporteremo in scena il 20 gennaio, sempre a Milano. Questo spettacolo era dedicato alla Callas, e, al suo interno, io interpretavo la parte di Giovanni Battista, detto Titta, Meneghini, suo marito, che lei aveva lasciato, in maniera “brutale”, per Onassis.

Quella sera, nessuno aveva particolare voglia di andare a casa. Io avevo fatto una battuta: “Vogliamo passare la notte all’aperto in Piazza Fusina? Non mi sembra una grande idea!”.

Paola Pellegrino, la nostra regista, autrice del bellissimo testo che stavamo per portare in scena, mi aveva “buttato lì” di scrivere un racconto proprio con questo titolo: “Passare la notte all’aperto in Piazza Fusina”. Sicura che, un libro con quel titolo, non potesse non avere successo.

Io, subito, avevo detto: “E, magari, ci si potrebbe ritrovare ai tempi della Callas!”. L’idea mi era subito piaciuta: quindi, la sera di Natale del 2022, ho deciso di “dargli corpo”.

Aggiungendo, al suo interno, tutte quelle tematiche che mi sono care: prima fra tutti i Mondi Paralleli e la sovrapposizione di Spazi e di Tempi. E, così, ho “deciso” che, in una notte quasi di fine anno, mi sarei ritrovato in una sorta di “mondo sospeso”, dove il tempo appariva bloccato, e le classiche leggi della Fisica del tutto ribaltate.

E, in quel tempo sospeso, avrei incontrato proprio lui: Titta Meneghini. Nel lavoro teatrale avevo “sentito” molto la parte di Titta, entrando davvero in questo personaggio, e, soprattutto nel momento in cui Maria Callas l’aveva abbandonato, “sentendomi” davvero lui.

E, così, in quella strana notte, dove tutto appare fermo, dove i tempi e gli spazi si fondono, non potevo non “diventare” davvero lui, entrando nel suo mondo: incontrandolo laddove Spazio e Tempo non esistono più, e dove forse, davvero, si poteva toccare quella “Dimensione Assoluta”, per chiamarla con le parole del Maestro Zen Vietnamita Thich Nhat Hanh, dove, usando sempre le sue parole, “Non si viene e non si va, non c’è né prima né poi”. La cosa particolare, però, è che, in questo “tempo sospeso”, non solo io divento Titta Meneghini, ma lui diventa me, in qualche modo “specchiandosi” nella mia vita, in una personalità che, sotto certi aspetti, era quasi il suo opposto, al punto che mi definisco, nel libro, l’”Anti Titta”, ma che, tuttavia, aveva alcune analogie: come se, tra i due mondi, si fosse creato una sorta di “legame animico”, che superava lo Spazio e il Tempo.

Quel “tempo sospeso”, che caratterizzerà tutto il romanzo, nel momento in cui tornerà, sancirà comunque, forse anche con lapidaria brutalità, che non si può andare, almeno solitamente, oltre i suoi stessi limiti: quei limiti che, uscendo dalla sua sospensione, appaiono in tutta evidenza, riportando separazione. In tutto il racconto sarà sempre in evidenza l’elemento del miraggio, dell’irraggiungibile, di quel qualcosa a cui si tende e che non si raggiungerà mai: e, che nondimeno, si insegue sempre.

Forse, questa sarà anche una metafora dell’esistenza. Tutto questo sarà permeato dal sapore del fantastico, con la Nuova Fisica sullo sfondo: quella Nuova Fisica che, come diceva anche il Fisico Niels Bohr, non può non emozionare.

E io spero che vi emozionerete voi, leggendo questo mio racconto. Dove, spero, troverete bellezza.

Grazie a voi per leggermi, e per essere qui. E grazie, sicuramente, alla nostra bravissima Regista Paola Pellegrino, che mi ha fornito l’”impulso”, attraverso il suo notevole testo teatrale e la sua brillante “idea notturna” (la sua idea è giunta, infatti, a tarda sera), perché questo racconto potesse prendere forma.

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