Un filo comune lega tre grandi del pensiero universale. Pitagora, Federico II, Tommaso Campanella sono dei Grandi Iniziati all’”ARS REGIA” e tutti e tre hanno saputo coniugare l’”Ars Filosofica” con l’”Ars Politica”.

Essi rappresentano la Tradizione e la sua perenne attualità. In particolare, nella ricorrenza degli 830 anni dalla nascita del Reggitore Filosofo, “Stupor Mundi”, ricordiamo Federico II, imperatore geniale che seppe realizzare un nuovo ordine basato sulla pacifica convivenza dei popoli.

Sul significato simbolico dell’oro, dell’incenso e della mirra ci rifacciamo a quello che dice Giovanni da Hildesheim nella sua “Historia trium Regum”, citando uno dei sermoni di Fulgenzio in cui si dice che essi, i Re Magi con le loro reliquie rappresentano la “maestà divina”, la “potestà regale” e “l’umana mortalità”: l’incenso rappresenterebbe la necessità del sacrificio, l’oro costituirebbe il prezzo e la mirra alluderebbe alla sepoltura. Melchior, Caspar e Balthasar compresero la vanità del regalo in sé stesso rispetto al valore del dono quale simbolo sapienziale.

Melchiorre, l’anziano nubiano offrì un pomo d’oro e trenta denari, il prezzo del sacrificio del Figlio dell’Uomo. Il giovane Gaspare offre al Divin Fanciullo incenso, mentre il moro Baldassarre avvolge simbolicamente il corpo del Bimbo di mirra in previsione della sepoltura.

L’Oro è sinonimo di luce e splendore in tutte le simbologie magico-esoteriche, secondo le quali il suo carattere solare e regale allude alla natura divina. L’Incenso si usa nei rituali in onore delle divinità.

Le sue origini risalgono all’antico Egitto. La Mirra, così come l’incenso è offerto agli Dei e l’oro ai Re, è dedicata all’uomo.

Questi simboli si possono attribuire ai nostri tre protagonisti, a ognuno uno di essi o anche tutti e tre assieme. La loro sublime altezza lo rende possibile.