Il testo avanza una critica all’autonomia differenzia da un punto di vista originale e innovativo, affrontando Covid, in primo luogo, quale stress test che ha reso evidente il rapporto negativo e conflittuale fra Stato e Regioni. In secondo luogo, la questione della differenziazione istituzionale viene messa al vaglio rispetto alla nuova fase storica che vede il ritorno del ruolo degli Stati, la crisi di prospettiva dell’Unione Europea e la pericolosità dell’egemonia americana.

L’autonomia differenziata, in questo contesto, mette in crisi l’unitarietà del paese e la sua capacità politica di stare nel nuovo assetto mondiale che si sta affermando. A partire da queste considerazioni viene messo in dubbio il ruolo delle Regioni stesse e la necessità di superarle dentro una rinnovamento complessivo delle istituzioni centrali e periferiche.

Il testo, inoltre, individua la questione fondamentale nell’assenza della lotta per i socialismo, motivo per cui la crisi del capitalismo non riesce a trasformarsi in un’alternativa di sistema in Occidente, con effetti negativi a tutto tondo. Per questi motivi sono posti interrogativi, percorsi e proposte per uscire da questo silenzio che ormai dura da decenni, con l’intento di uscire dalle macerie dell’89, nella convinzione che la storia non è finita finché c’è lotta di classe.

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