Dalla fine degli anni ‘90 ad oggi, il cinema horror ha goduto di un’inaspettata rinascita, ampliando continuamente i propri immaginari attraverso nuovi percorsi del terrore e instaurando un profondo dialogo con gli sviluppi sociali e culturali della contemporaneità. Lo sguardo tecnologico (e tecnofobico) del j-horror, le minacce oscure e indefinite dell'epoca post-11 settembre, le riflessioni sulla carne nell'era del torture porn e della New French Extremity, le nuove prospettive offerte da maestri come Jordan Peele, Ari Aster e Robert Eggers.

E ancora: paranoie social, orrori cosmici, retoriche pandemiche e narrazioni folk. Da Scream a Quella casa nel bosco, da The Ring a Kairo, da Martyrs a Titane, da The Witch a Hereditary: mappare gli scenari, le derive e le ossessioni del cinema horror significa cercare di comprendere qualcosa in più su noi stessi e sul mondo che ci circonda.

«Nel buio della sala o della nostra abitazione, osserviamo il manifestarsi dell’orrore, e – per quanto limitato in una cornice immaginaria – quest’ultimo finisce per agire in qualche modo sui nostri sensi. Che sia il perturbante, l’abietto, una sensazione di minaccia o di disgusto, il cinema horror opera su di noi e attraverso di noi, scatenando una reazione viscerale».

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