Mi sono dato una missione: Dimostrare che i cosiddetti "virus" non esistono. Farlo è semplicissimo e la difficoltà non risiede affatto in questo, la vera, enorme, difficoltà consiste nel convincere la gente di quello che affermo.
Quanto sia difficile farlo l'ho constatato personalmente da anni, ogni volta che affrontavo questo argomento con chiunque. Ho tentato di farlo sui social, aprendo e chiudendo canali Telegram, diffondendo il mio "verbo" su Twitter, inoltrandomi tra le maglie della censura di Youtube, tutto inutile.
A dire il vero, mi ero conquistato soprattutto su Telegram un piccolo numero di "fedelissimi", ma il loro numero è stato sempre piuttosto esiguo, mai superiore ai 500 iscritti, tuttaltro che "virale". Su Twitter come prevedibile la cosa si è ripetuta, anche perchè è un social molto più dispersivo, fatto per gente distratta che salta di palo in frasca con estrema facilità, quindi la difficoltà si è rivelata ancora maggiore.
Su Youtube avevo un canale ben avviato di 2. 000 iscritti, nel quale parlavo di varie cose, ma ogni volta che caricavo dei video che criticavano questa superstizione collettiva del "virus", arrivava puntualissima la mannaia della censura: "Abbiamo rimosso il tuo video perchè viola l'informazione in ambito medico".
L'efficenza di Youtube era arrivata al punto da censurarmi nella fase stessa di caricamento, cosa che oltre a lasciarmi sbalordito, mi ha fatto incazzare al punto da chiudere il canale, ma poi ne ho aperto un altro in modo semiclandestino stando attento a quello che caricavo, ma che tuttavia è quasi deserto. Quando affermo che la credenza negli immaginari, ipotetici, presunti "virus" è una pericolosa forma di superstizione collettiva, la reazione più comune consiste in una "non reazione", e questa è la cosa peggiore di tutte.
Se l'argomento arrivasse a toccare la "pancia" della gente, ci sarebbe una qualsiasi reazione, di approvazione o disapprovazione, ma in ogni caso di interesse, invece succede che per quanto riguarda un argomento di tali vaste proporzioni, avente un impatto la cui portata è superfluo sottolineare perchè ognuno ha potuto constarla di persona sulla propria pelle negli anni fin qui trascorsi, manca qualsiasi tipo di reazione. Si potrebbe dire che la gente resti sbigottita, attonita, stupita, come accadrebbe se si trovasse in chiesa al cospetto di qualcuno che proferisce orrende bestemmie.
Il paragone è meno peregrino di quanto sembri, e la similitudine calza perfettamente con la realtà dei fatti. La "Chiesa" puo' simboleggiare adeguatamente la "scienza", e la credenza nel "virus" è nell'immaginario collettivo, assurta al rango di un dogma graniticamente inscalfibile ed immutabile.
Voglio chiarire che io ho il massimo rispetto per la scienza, quella vera che si basa sul metodo scientifico e che nasce come un sano impulso verso la conoscenza, ma la parola è al tempo stesso un'etichetta apposta su di un contenitore dentro il quale ci può stare letteralmente di tutto, dalle più nobili, umane, alzate d'ingegno, a loschi affari di bottega, quindi bisognerebbe aprire la scatola per verificare con spirito critico che cosa contenga. Questo contenitore recante l'etichetta "scienza" può contenere al suo interno ogni sorta di cose più o meno "nobili".
La credenza nei "virus" è a mio avviso la più ignobile di tutte. .